L’opera è stata realizzata per la rassegna ‘Con me o con nessuno’ e vuole dare un contributo personale sul tema della violenza donne trattando specificamente la violenza di natura sessuale e la concezione del corpo femminile come oggetto sacrificabile in nome del piacere e della brama di potere altrui. Nel dipinto, un corpo femminile nudo è steso supino come quello di una vittima sacrificale priva di coscienza sull’altare di una divinità malvagia, oscura e sanguinaria. La scena è sospesa in un’ambientazione subacquea in cui fluttuano spille da balia appuntite infilate in lucidi bottoncini rosa: l’acqua ovatta i suoni e cela agli occhi quello che accade al di sotto della superficie, proprio come spesso avviene in caso di violenza. Forme, colori e linee vorrebbero suggerire un’idea di pericolo ed evocare il dolore muto di chi crede che non esista via d’uscita; c’è incoscienza o rassegnazione nell’immobilità quasi statuaria della figura. Il titolo fa riferimento alla parola greca φαρμακός, da cui deriva il nostro sostantivo farmaco (cura, rimedio) che designava presso gli antichi un individuo destinato ad essere vittima espiatoria in un rituale di purificazione che avrebbe dovuto (ri)portare la benevolenza degli dèi sulla città – la cura, il rimedio necessario al ripristino della buona sorte per tutti gli altri cittadini.
Vittima innocente, per il beneficio egoistico di qualcun altro.
Pharmakos
Olio su tela
85x80 cm
2022
Collezione Privata(ITA)