Quando negli anni del liceo mi capitava di pensare al futuro, in automatico la mia mente si riempiva di immagini e concetti che attribuivo a un mondo a parte, quello degli adulti: indipendenza, sicurezza, famiglia, carriera; in pratica tutti elementi che mi erano suggeriti sia dalla mia esperienza personale di figlia che dall’ideale di realizzazione personale proposto – o imposto – dalla società nella quale sono cresciuta. In maniera più o meno consapevole anelavo anche io a questo modello, l’unico che conoscessi o immaginassi, e che però col tempo si è rivelato una chimera. Irraggiungibile, perlomeno nei tempi e nei modi che io e le persone con cui sono cresciuta immaginavamo. È il mondo che è cambiato, e lo ha fatto così rapidamente che la nostra generazione è stata presa in contropiede: cresciuta con modelli non più attuabili sta cercando nuove strategie di adattamento. Il percorso lineare non esiste più, e questo pur aggiungendo talora un po’ di pepe all’esistenza crea anche sconforto e nuove difficoltà.
Con questo dipinto ho provato a dare una forma a quei pensieri che talvolta mi assalgono quando più forte si fa la sensazione di essere ferma ad un punto morto, senza che dagli anni del liceo quasi nulla sia cambiato nel mio atteggiamento verso il futuro perché pur essendo fuor d’ogni dubbio anagraficamente adulta, ci sono tanti aspetti che sento ancora al di fuori della mia portata.
Il dio della precarietà
Olio su tela di iuta
133x100 cm
2023
Collezione Privata(ITA)