Questa tela è la terza e ultima del progetto sul naufragio che ho preparato per la tesi della laurea triennale. E’ certamente quella che più mi ha segnata dal punto di vista emotivo, ma anche quella che incarna al meglio l’intento dell’intero progetto sul naufragio: è la rappresentazione di cosa accade a ciò che viene lasciato andare alla deriva. In questa piscina i muri si scrostano, la vernice cade come fosse neve, nessuno più gode del piacere del nuoto o dei colori accesi delle pareti: la vasca è ormai dimenticata da tutti e i tempi in cui colore, rumore, calore e movimento ne vivacizzavano gli ambienti sono lontani. Con questo lavoro ho cercato di porre particolare attenzione agli effetti inesorabili del trascorrere degli anni: non c’è stato nessuno che abbia volutamente danneggiato la struttura, essa si è ripiegata su se stessa da sola, vittima di immobilità e abbandono che l’hanno devastata. Questo accade con qualsiasi edificio o costruzione umana, ma in maniera più subdola anche coi sogni che naufragano col passare degli anni: di tutte le speranze coltivate in gioventù, il tempo non arriva a cancellare tutto ma sicuramente deforma i ricordi in modo che di una certa idea o progetto non resta altro che un simulacro. Il dipinto cerca perciò di essere una sorta di anticipazione della deformazione fisiologica che potrebbe subire il mio ricordo degli anni passati a frequentare piscine se il futuro mi porterà a fare scelte differenti: anche in questa scena, immobile in mezzo alla poca acqua sporca rimasta nella vasca, un torpedo agganciato sostiene un manichino – ma è un salvagente ormai inutile perché non è rimasto più niente da salvare.
Abbandono
Olio su tela
150x100 cm
2018
Collezione Privata(ITA)