In questo dipinto ho voluto sviluppare un discorso intorno al vincolo indissolubile che c’è tra l’uomo e la natura, un legame tanto intenso quanto bistrattato che però inciderà sul nostro avvenire di specie. Ho deciso di concentrare la mia attenzione sull’influsso delle attività umane sugli ambienti acquatici, che essendo per loro natura molto lontani dalla nostra condizione di esseri terrestri sono spesso i meno presi in considerazione – nonostante siano fondamentali per la nostra stessa sopravvivenza.
La tela presenta alcuni elementi legati alle piscine ricreative, al divertimento e al gioco dei bambini, rivisti però in una chiave più drammatica: acquascivoli come scarichi, e un coccodrillo gonfiabile abbandonato e rovesciato con rimandi a diverse situazioni di criticità come la morte degli organismi acquatici, la progressiva tropicalizzazione dei nostri mari e la dispersione di rifiuti plastici nell’ambiente.
Il titolo del progetto fa riferimento al romanzo di F. Geda ‘Nel mare ci sono i coccodrilli’ (Baldini&Castoldi, 2010) dove è presente una scena emblematica in cui il giovane profugo afghano protagonista mette finalmente in dubbio che la morte di uno dei suoi amici sia stata provocata dai “coccodrilli”, che gli avevano detto esserci in mare, piuttosto che dalla spietatezza e noncuranza degli uomini – rivolta non solo verso l’ambiente che li nutre, ma anche verso i loro pari.
Nel mare non ci sono più i coccodrilli
Olio su tela
130x120 cm
2021
Collezione Privata(ITA)