Risultante della combinazione incrociata di una pandemia in corso e della rilettura di 1984 di George Orwell, una visione surreale per esprimere il senso di oppressione e spersonalizzazione cui sembra di essere sempre più sottoposti – in precario equilibrio tra utopia e distopia.
Nel mondo di oggi è quasi normale la sensazione di essere un numero: al lavoro, in università, in ospedale; è il sistema di cui facciamo parte come minuscoli ma necessari ingranaggi. In New society ho provato a rappresentare questo stato di cose in modo un po’ provocatorio, prendendo un elemento abitualmente associato al divertimento e trasformandolo in qualcosa di minaccioso, che incombe sia sulle figurine indistinte che sfilano al di sotto, sia su chi osserva il dipinto. Ho scelto gli acquascivoli perché sono deputati allo svago ma hanno in sé anche una componente di ineluttabilità: una volta che si sono staccate le mani dalla barra alla partenza, si è costretti a seguire il percorso fino alla fine, non c’è modo di tornare sui propri passi. New society è un lavoro che gioca sulla contraddizione; con la scelta di soggetti apparentemente innocui e di colori accesi e allegri ho cercato di provocare un cortocircuito tra immagine e messaggio.